Matricola,Sarcastica e Ironica
Felicemente coniugata con se stessa e un po meno con il resto del pianeta.
La mia Carriera Universitaria.
Il poco che so lo devo al mio professore, Albert Sorel. "Cosa vuol diventare?", mi domandò. "Diplomatico." "Ha una grossa fortuna?" "No." "Può con qualche apparenza di legittimità aggiungere al suo cognome un nome celebre?" "No." "E allora rinunci alla diplomazia." "Ma allora cosa posso fare?" "Il curioso." "Non è un mestiere." "Non è ancora un mestiere. Viaggi, scriva, traduca, impari a vivere dovunque, e cominci subito. L'avvenire è dei curiosi di professione.
Jules et Jim,François Truffaut,1962
.La mia vita.
Continua....
Quando vivere è un problema, rifacciamo da capo la scena
Tento di sollevare il coperchio, logicamente il coperchio che chiude la mia cassa. Non che sia una bara, questo no, è solo un involucro, una cabina, insomma una cassa.
Sapete esattamente cosa intendo Dicendo cassa, non fate finta di non capire, non intendo nient’altro che una normalissima cassa, e nemmeno più buia della vostra.
Io vorrei dunque uscire, e busso, picchio contro il coperchio, grido Fatemi luce! Lotto per il fiato, logicamente, e tuono contro lo sportello. Bene.
Ma per motivi di sicurezza è chiusa Questa mia cassa, e non si apre, la mia scatola ha un coperchio, ma il coperchio è assai pesante, per motivi di sicurezza, poiché si tratta insomma, di un contenitore, di un’arca santa, di una cassaforte. Non c'è la faccio.
La liberazione non può logicamente Aver luogo se non con l’unione delle forze. Ma per motivi di sicurezza io sono, nella mia cassa, solo con me stesso, nella mia propria cassa.
A ciascuno il suo! Per potere, con l’un ione delle forze, sfuggire alla mia propria cassa dovrei, logicamente, essere già dalla cassa medesima sfuggito, e ciò vale, logicamente, per tutti gli altri.
Mi puntello contro il coperchio Con la mia propria nuca. Ecco! Lo spazio di una fessura! Ah! Fuori, stupendo, l’ampio paesaggio, cosparso di barattoli, di bidoni, insomma di scatole, e sullo sfondo il moto fremente dei verdi flutti, punteggiato di valigie naviganti, sovrastato da altissime nubi, e ovunque, ovunque l’aria!
Fatemi uscire, grido allora
Venendo meno, contro ogni buon senso, con la lingua impastata, coperto di sudore. Fare il segno della croce è impossibile. Fare un cenno, senza una mano libera non si può. Spingere il pugno è escluso.
Perciò Mi preme, grido, esprimere il mio rammarico, ahimè! Il mio proprio rammarico, mentre con un sordo Plupp ancora una volta il coperchio, per motivi di sicurezza, si richiude su di me.
1 commento:
Una dedica.
di: Hans Magnus Enzensberger
Da: La fine del Titanic
Misure di sicurezza
Tento di sollevare il coperchio,
logicamente il coperchio
che chiude la mia cassa.
Non che sia una bara, questo no,
è solo un involucro, una cabina,
insomma una cassa.
Sapete esattamente cosa intendo
Dicendo cassa,
non fate finta di non capire,
non intendo nient’altro
che una normalissima cassa,
e nemmeno più buia della vostra.
Io vorrei dunque uscire, e busso,
picchio contro il coperchio, grido Fatemi luce! Lotto
per il fiato, logicamente,
e tuono contro lo sportello. Bene.
Ma per motivi di sicurezza è chiusa
Questa mia cassa, e non si apre,
la mia scatola ha un coperchio,
ma il coperchio è assai pesante,
per motivi di sicurezza,
poiché si tratta insomma,
di un contenitore, di un’arca santa,
di una cassaforte. Non c'è la faccio.
La liberazione non può logicamente
Aver luogo se non con l’unione delle forze.
Ma per motivi di sicurezza io sono,
nella mia cassa, solo con me stesso,
nella mia propria cassa.
A ciascuno il suo! Per potere, con l’un ione delle forze,
sfuggire alla mia propria cassa
dovrei, logicamente, essere già
dalla cassa medesima
sfuggito, e ciò vale,
logicamente, per tutti gli altri.
Mi puntello contro il coperchio
Con la mia propria nuca. Ecco!
Lo spazio di una fessura! Ah! Fuori,
stupendo, l’ampio paesaggio,
cosparso di barattoli, di bidoni,
insomma di scatole, e sullo sfondo
il moto fremente dei verdi flutti,
punteggiato di valigie naviganti,
sovrastato da altissime nubi,
e ovunque, ovunque l’aria!
Fatemi uscire, grido allora
Venendo meno, contro ogni buon senso,
con la lingua impastata, coperto di sudore.
Fare il segno della croce è impossibile.
Fare un cenno, senza una mano libera non si può.
Spingere il pugno è escluso.
Perciò Mi preme, grido,
esprimere il mio rammarico, ahimè!
Il mio proprio rammarico,
mentre con un sordo Plupp
ancora una volta il coperchio,
per motivi di sicurezza,
si richiude su di me.
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